Taranto Hotel - Guida Turistica

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.: DA VEDERE
Porto turistico Molo Sant'Eligio
  Il porto turistico di Taranto è situato sulle aree del Molo Sant'Eligio, nella parte del Borgo Antico prospiciente il Mar Grande: questa ubicazione, consente l'osservazione dei numerosi elementi di rilevanza storica, culturale, archeologica ed architettonica che caratterizzano l'intera isola. La struttura prevede 254 posti barca, ed è dotata di pontili fissi e galleggianti, di una banchina e di uno scalo di alaggio, di piazzali di rimessaggio, di parcheggi ed aree verdi attrezzate. Vengono inoltre erogati servizi di ricezione e ristoro, e tutti i servizi connessi con il turismo nautico: attracco attrezzato, riparazione, rifornimento carburanti, informazioni turistiche, nonché attività ricreative, sportive, culturali ed artistiche.
Palazzo Pantaleo di Taranto
  Il Palazzo Pantaleo di Taranto è la sede di rappresentanza del Comune e di alcune collezioni del Museo Archeologico Nazionale nel Borgo Antico della città. Fu costruito nel 1770 dal barone Francesco Maria Pantaleo, dopo aver demolito quello preesistente acquistato dal Capitolo e Clero di Taranto. Il palazzo si affaccia sul Mar Grande, con l'ingresso principale sulla rampa Pantaleo a cui dà il nome. Grazie alla sua posizione sulla rada che immette verso il Ponte di Porta Napoli, il barone poté tenere sotto controllo le sue terre e l'imbarco dei prodotti sulle navi in partenza. L'incarico di costuire il palazzo sullo scoglio naturale, fu affidato a Francesco Saverio Miraglia dietro un compenso di 3.150 ducati d'argento, concordando il termine dei lavori entro i due anni successivi. Si utilizzò tutto il materiale ricavabile dal palazzo da demolire e tutto il carparo ricavabile dal banco calcarenitico, solo per il portone e la loggia sovrastante si richiese esplicitamente l'uso di carparo di prima qualità, da cavare altrove e trasportare in loco. L'edificio presenta un assetto unitario ed è privo di un cortile interno. La facciata principale si presenta con un avancorpo e un ampio portale, dal quale sporge la ringhiera bombata in ferro battuto della loggia sovrastante. Sono ancora visibili al piano terra un androne voltato ricco di profilature che ornano la torre merlata ed il leone dello stemma di famiglia, le stalle perfettamente conservate, la rimessa per le carrozze, nonché un ampio locale di servizio con ingresso indipendente su vico Civico. Al mezzo piano ci sono invece gli appartamenti della servitù e la grande cucina con le maioliche originali bianche e azzurre. Una scala monumentale a doppia rampa conduce al primo piano nobile, dove si possono ammirare gli ambienti di rappresentanza con i soffitti dipinti da Domenico Antonio Carella nel 1773, rappresentanti scene tratte dall'Eneide e dall'Iliade. Queste opere furono pagate con 235 ducati d'argento più grano, olio e formaggio. Attraverso un'altra scala infine, si può raggiungere il secondo piano, dove si trovano altre camere con i soffitti dipinti su carta fissata a controsoffittature in legno. Il Palazzo d'Ayala Valva di Taranto è uno dei palazzi più prestigiosi del Borgo Antico della città. Fu costruito nel settecento da don Ignazio Marrese, che ne fece non solo la sua dimora, ma anche una residenza raffinata dove ospitare i ministri del re, gli ufficiali ed i subalterni. Il palazzo ha l'ingresso in via Paisiello e si affaccia sul Mar Grande, all'altezza di un grosso mastio pentagonale, il bastione Marrese. La famiglia Marrese, di origine francese, era soprannominata "cefali di Marrese", proprio per l'affaccio del palazzo sulla zona riservata alla pesca dei cefali. Nel 1800 fu acquistato dalla famiglia d'Ayala Valva, di origine spagnola, che lo modificò sostanzialmente facendogli acquisire connotazioni rinascimentali, al posto di quelle prettamente settecentesche. Nel 1981 il palazzo fu sottoposto alle disposizioni di tutela del patrimonio artistico dalla Soprintendenza ai Monumenti, e nel 1982 fu espropriato dal Comune, onde consolidarne le strutture, restaurarne gli interni e destinarlo a sede del Museo Etnografico "Alfredo Majorano". L'edificio è di grandi proporzioni, con tre piani in superficie e tre sotterranei, e con il piano cantinato costituito proprio dal bastione Marrese con il quale comunica. Differenti sono i due prospetti esterni, concepiti evidentemente tenendo conto dei diversi scenari su cui si affacciano. I piani inferiori erano adibiti a rimessa, stalla, magazzini, cisterne ed alloggio per la servitù, mentre i piani superiori contavano 30 stanze, con raffinate decorazioni, affreschi e dipinti. Di particolare fattura e pregio sono i soffitti lignei del salone centrale, della sala delle porcellane, della sala degli stemmi e della saletta degli specchi.
Cattedrale di San Cataldo di Taranto
  La Cattedrale di San Cataldo (o Duomo di San Cataldo) di Taranto, inizialmente dedicata a Santa Maria Maddalena, fu costruita ad opera dei Bizantini nella seconda metà del X secolo, durante i lavori di ricostruzione della città voluti dall'imperatore Niceforo II Foca. Sul vecchio impianto bizantino, negli ultimi anni del XI secolo, si costruì l'attuale cattedrale a pianta basilicale. Tuttavia la vecchia costruzione non fu sostituita del tutto; il braccio longitudinale, ampliato e ribassato, incorporò la navata centrale e la profonda abside bizantina rimase inalterata. L'altare è posto sotto la cupola e la vecchia navata divenne il transetto, tragliato poi dalle navate laterali, lasciando in vista una serie di colonnine che decoravano l'antica costruzione.
Chiesa di San Domenico Maggiore di Taranto
  La chiesa di San Domenico Maggiore (o chiesa di San Domenico in Soriano) di Taranto è una delle chiese più antiche del Borgo Antico della città. Fu costruita nel 1302 dalla nobile famiglia Taurisano, come si può leggere da una iscrizione nello stemma del portale di ingresso: "HOC OPUS FIERI FECIT NOBILIS VIR IOHANNES TAURISANENSIS SUB ANNO DOMINI MCCCII". Giovanni Taurisano arrivò in Italia dalla Provenza (Francia), al seguito di Carlo II d'Angiò che lo nominò feudatario di Taurisano (LE). A Taranto si dedicò tra l'altro alla ricostruzione dell'antica chiesa di San Pietro Imperiale, abbandonata dai monaci Benedettini nel 1228, dedicando il nuovo edificio a San Domenico in Soriano. Il preesistente complesso monastico sorse probabilmente nel corso del XI secolo, durante la dominazione dei Bizantini, sulle rovine di un tempio greco costruito in epoca arcaica e completato nel V secolo a.C.: le fondamenta della chiesa attuale poggiano quindi su quelle greche, ma per osservarne i resti bisognerebbe calarsi da una delle dieci botole che si trovano sul pavimento della chiesa e che sono munite di scale a pioli in ferro, ma che non raggiungono comunque il piano di calpestio. Durante gli scavi archeologici condotti tra il 1992 ed il 1993, vennero alla luce nell'aera del chiostro del convento alcuni rocchi di colonne della peristasis di età classica. La chiesa è quindi un susseguirsi di epoche ed un alternarsi di stili differenti, dei quali si sono conservate pochissime tracce a causa dei rimaneggiamenti successivi. L'ingresso principale è raggiungibile per mezzo di una scalinata costruita verso la fine del 1700 nella sua parte centrale, quando fu creato il pendio San Domenico per collegare la via Duomo con la parte bassa dell'isola.
 Il Museo Archeologico Nazionale, è un importante museo archeologico dove è esposta, tra l'altro, una delle più grandi collezioni di manufatti dell'epoca della Magna Grecia, tra cui i famosi Ori di Taranto. Il museo, sito in corso Umberto I al civico 42, è stato fondato nel 1887 ed occupa la sede dell'ex convento di San Pasquale di Baylon, edificato nel XVIII secolo. L'archeologo Luigi Viola voleva farne un Museo della Magna Grecia, ma esso è sempre stato dedicato, principalmente, alla documentazione archeologica di Taranto e del resto della Puglia. Il piano rialzato del museo è utilizzato, attualmente, per esposizioni temporanee. Il primo piano ospita la sezione greco-romana inerente la società tarantina. Il secondo piano ospita la sezione preistorica del Paleolitico e dell'età del Bronzo inerente l'intero territorio pugliese. Al centro di una delle sale è custodita anche la tomba dell'Atleta di Taranto Lo studio delle necropoli scoperte nella città, ha fornito agli archeologi una grande quantità di informazioni sulla società, sulla cultura, sull'arte e sul lavoro degli antichi popoli del periodo greco-romano. I resti ritrovati, testimoniano la presenza di veri e propri rituali funerari: le sepolture avvenivano per inumazione, cioè seppellendo i defunti in posizione fetale, ma anche mediante cremazione, cioè bruciando i corpi dei defunti e conservandone le ceneri in un'urna. All'interno delle tombe veniva deposto il corredo funerario, solitamente legato alla vita quotidiana dell'individuo, pertanto le stesse venivano corredate con utensili, vivande e gioielli, nel tentativo di imitare la casa del defunto.
Nelle necropoli di Taranto si possono riscontrare differenti tipi di tombe:
-le "Tombe a Camera" e le "Tombe a Semicamera", adottate dalle famiglie aristocratiche, collocate all'incrocio di due vie per essere facilmente individuabili;
-le "Tombe a Fossa", adottate dalle famiglie plebee, scavate nella roccia e chiuse da un masso.
Le 160 sepolture sono dislocate in sette siti archeologici: "Necropoli" di via Marche, "Tombe a Camera" di via Umbria, di via Sardegna e di via Pio XII, "Tomba a Semicamera" di via Alto Adige, "Ipogeo Genoviva" di via Polibio e "Tomba degli Atleti" di via Francesco Crispi Ipogeo De Beaumont Bonelli Bellacicco
Di particolare rilievo è l'Ipogeo "De Beaumont Bonelli Bellacicco", sito nel Borgo Antico in corso Vittorio Emanuele al civico 39, una struttura straordinaria che narra la storia di Taranto sin dall'epoca geologica risalente a circa 65 milioni di anni fa, con successive tracce magno-greche, bizantine, medioevali e del XVIII secolo. L'ipogeo si sviluppa su tre livelli per complessivi 700 metri quadri e per 14 metri sotto il livello stradale. Al suo interno si trova il banco di roccia calcarea, sulla quale si possono ammirare i resti fossili dei mitili tipici di Taranto. Le mura perimetrali sono di origine bizantina, mentre è molto probabile che il muro che divide la struttura dal mare possa avere origini magno-greche. L'ipogeo ha infatti uno sbocco esclusivo al livello del mare, che permette l'accesso diretto alla battigia del lungomare del Borgo Antico. Su questa struttura è stato eretto in epoca successiva Palazzo de Beaumont Bonelli, residenza della Marchesa De Beaumont e del Principe Bonelli suo marito. Entrambe le strutture, benché private, sono a disposizione dei visitatori gratuitamente, in quanto patrimonio della storia e dell'arte di Taranto
PALAZZO AMATI
  PALAZZO AMATI affaccia su Mar Grande ma l'elegante porta principale, con linee e motivi tipicamente settecenteschi, si trova sul lato opposto. È un edificio sontuoso realizzato, come quasi tutta l'edilizia residenziale aristocratica del Settecento, attraverso una complessa opera di inglobamento di costruzioni preesistenti. Con le sue 37 stanze era sicuramente adeguata alle esigenze della famiglia di Giacomo Amati (nove figli nel 1754) e della numerosa servitù, ma nello stesso tempo degnamente rappresentativa del rango di appartenenza del Casato. Il Palazzo venne tolto agli Amati, nobile famiglia romana, nel 1869. Fu espropriato e in parte demolito dall'Amministrazione Comunale che decise di abbattere le mura della città e di sistemare la Strada Delle Mura (oggi chiamata Corso Vittorio Emanuele II). Questo passaggio di proprietà coincise, ovviamente con un radicale cambiamento nella distribuzione e nell'uso degli spazi. Ma anche il prospetto del lato a mare fu modificato secondo il gusto tipico dell'architettura di fine secolo. A partire dal 1899 Palazzo Amati è stato utilizzato come edificio scolastico.
PALAZZO CARDUCCI ARTENISIO
  PALAZZO CARDUCCI ARTENISIO merita di essere ricordato per svariate ragioni. Nell'immagine è dato risalto all'ingresso situato nella corte interna, arricchito da una pensilina in ferro di squisito disegno Liberty. Ma il Palazzo, che ha una superfice di circa 900 metri quadri, fu costruito nella metà del XVII secolo da Ludovico Carducci-Artenisio. Da tre secoli e mezzo è di proprietà della famiglia e continua ad essere la dimora dei suoi discendenti. Altrettanto numerose sono state le modifiche apportate all'edificio. La facciata odierna fu rifatta nel Settecento. Alla fine dello scorso secolo anche l'accesso al piano nobile venne trasformato in stile Liberty. Dappertutto ci sono segni della storia dei Carducci-Artenisio, che hanno dato a Taranto 14 sindaci. È una famiglia fiorentina di cui si trovano tracce già nel 1300. In Toscana molti suoi esponenti furono Gonfalonieri e Priori ma l'avvento dei Medici decretò l'esilio dei Carducci ed uno dei suoi rami si stabilì a Taranto. Oltre ad una collezione di quadri del '600, '700 e '800, ed una biblioteca con più di 6000 volumi,Palazzo Carducci-Artenisio racchiude un salone di rappresentanza di grande bellezza, decorato da medaglioni con i grotteschi del Fracanzano.
Eventi
Le principali manifestazioni che si svolgono in città durante l'anno sono:
-Settimana Santa di Taranto (marzo o aprile);
-Processione dell'Immacolata;
-Processione a mare "Stella Maris";
-Celebrazioni in onore di San Cataldo (maggio);
-Rievocazione del matrimonio di Maria d'Enghien (maggio);
-Palio di Taranto (maggio e luglio);
-Rievocazione storica della Milano-Taranto (luglio);
-Portici d'estate (luglio e agosto);
-Città aperte (luglio, agosto e settembre)
-Anniversario del Cristo del Mare di Taranto (agosto);
-Gara di auto d'epoca "Tarantostorica";
-Settimana Internazionale di Danza Taranto Danza (settembre);
-Congresso Internazionale sulla Magna Grecia;
-Festival Italiano della cucina con la cozza tarantina;
-Taranto Film Festival;
-Festival Internazionale del Carnevale;
-Trofeo Internazionale di Judo "Città di Taranto";
-Torneo Internazionale Femminile di Tennis "Città di Taranto".